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#9 – RAGNATELE D’INGANNI
Parte prima.

di Carmelo Mobilia, Carlo Monni e Mickey

 



Porto di San Francisco, Qualche tempo fa.


Mitsuru Katsura è comprensibilmente stanco. Per quanto sia animato da una forza sovraumana, è pur sempre fatto di carne e ossa. Traversare a nuoto l'Oceano Pacifico, dalle coste dell'arcipelago di Okinawa non è da tutti, persino su un pianeta pullulante di mutanti e metaumani.

I trafficanti di droga, nell'oscurità della notte, non fanno caso a lui, impegnati pochi metri più in là a scaricare le loro partite. Solo uno di loro avverte lo strano scroscio del giapponese che emerge dalle acque e si inerpica sulla banchina, ma non riesce a identificare l'origine del suono.

Il forestiero si scrolla come può l'acqua di dosso e si inoltra nella terraferma. Si guarda intorno con estrema curiosità: per lui è uno scenario del tutto nuovo. Con lo stesso miscuglio di curiosità e diffidenza, ferma la sua lenta passeggiata presso una cabina telefonica in disuso.

Vi entra, prende la cornetta e la accosta alla guancia. Senza che inserisca alcun gettone o scheda, senza che componga un numero, parte il segnale di linea libera.

All'altro capo del telefono, come del continente, risponde assonnata la voce di un ragazzino di nome Fabian Caches.

-Pronto?

L'interlocutore gli si qualifica in una lingua estinta da tempo. Quel suono arcaico accende un interruttore nel cervello del giovane all'ascolto. Una serie di voci comincia a sussurrargli nella testa.

-Mio Signore e mio Dio - gli risponde, nello stesso idioma - Com'è possibile che mi fossi dimenticato? E com'è possibile che siate tornato?

-Hai un debito da saldare con noi - riprende a parlare Katsura, ignorando le sue domande - Siamo nel villaggio che i mortali chiamano "San Francisco". Abbiamo bisogno del tuo supporto

-Vi raggiungerò quanto prima.

-Ricordati dell’anello, Harpagus - gli ordina.

-L'anello... - mormora Fabian, in preda a un'altra rievocazione mnemonica.

A conversazione bruscamente interrotta, l'adolescente rovista in un bauletto, nascosto nell'armadio, contenente la scarna eredità materiale di suo padre, Carlos LaMuerto, l'ultimo detentore della maschera di Tarantula Nera. Riconosce l'anello, il cui potenziale è inespresso da secoli, e se lo pone al dito.

Sua madre Marina farà da cavia per verificare che funzioni ancora.

 

 

Telegraph Hill. Qualche tempo dopo.

 

Il Ragno Rosso usa con maestria le sue tele per spostarsi di palazzo in palazzo. Una delle poche cose che rimpiange di New York è che a Frisco (un nomignolo che ultimamente i residenti pare abbiano cominciato a non gradire) i palazzi non sono molto alti: è praticamente impossibile spostarsi senza essere visti. Per sua fortuna il quartiere è relativamente tranquillo e gli ci voleva un po’ di tranquillità per pensare ai suoi problemi. Se non altro ultimamente non è arrivato nessun nuovo supercriminale in città, non da quando Trapster si è fatto vivo qualche mese fa.[1]  Perfino Tarantula Nera ha tenuto un basso profilo e lui gliene è davvero grato: non ci tiene a scontrarsi con il giovane Fabian. Fa una certa fatica a ricordarsi che è poco più di un bambino, anche se ereditare il potere di suo padre ne ha mutato sia il fisico che le attitudini. Ora ragiona come un adulto e di che potere sia fornito ne ha dato ampia prova quando ha ucciso suo zio proprio davanti agli occhi dell’arrampicamuri scarlatto.[2] Non sa davvero come potrà fermarlo o come fermare il Signore del Crimine, se è per questo.

Sta passando nei pressi della Coit Tower quando sente il grido: una voce di donna.

A quanto pare, anche in un quartiere come questo è sempre meglio stare attenti ad uscire da soli di notte.

La scena è fin troppo familiare anche per lui: una ragazza sola trascinata in un angolo buio da un paio di balordi… esattamente com’è successo a Helen. La rabbia al pensiero di ciò che è accaduto alla sua donna lo rende determinato. Stavolta arriverà in tempo, giura a se stesso.

Il primo aspirante violentatore è afferrato da un filo di ragnatela che lo solleva e si ritrova appeso ad un vicino muro. Il secondo si gira e si ritrova davanti il volto mascherato del supereroe.

Apre la bocca per dire qualcosa e Ben Reilly lo previene.

Ti prego: non dire “L’Uomo Ragno”, ne ho piene le tasche: io sono il ragno Rosso, chiaro?

-Non m’importa chi sei, ti farò a pezzi!- replica l’altro agitando un coltello.

-Con questo, vuoi dire?- ribatte il Ragno Rosso afferrandogli il polso e prendendogli facilmente il coltello, che poi spezza in due senza problemi –Ripensaci.

L’altro non si dà per vinto e comincia a tempestarlo di pugni all’addome

-Puoi far meglio di così.- dice l’arrampicamuri scarlatto rilassando l’addome precedentemente teso e non dando segno di aver accusato i colpi- -Fai provare me, adesso.

Gli assesta un colpo alla mascella usando un dito e quello cade come una pera cotta.

-Tsk, mascella di vetro, lo supponevo.

A questo punto il Ragno Rosso si rivolge alla ragazza appena salvata:-

-Non si preoccupi, miss, non si muoveranno almeno per un’ora, la mia tela è garantita. Soddisfatti o rimborsati. Ma… sta bene?

-S…si.- risponde la ragazza –Grazie a te-

-Faccio solo il mio dovere di amichevole Ragno Rosso di quartiere.- replica Ben –Fa piacere sentirselo dire, comunque. Ora chiami il 911 e se i media le chiedono chi l’ha aiutata, dica bene il mio nome: Ragno Rosso. Un po’ di buona stampa ogni tanto mi farebbe comodo.

-Contaci.

Il Ragno Rosso lancia una tela e si spinge verso l’alto riprendendo la sua ronda. Ora è un po’ più sollevato anche se il senso di colpa non lo lascerà mai del tutto, lo sa: è una caratteristica di famiglia, in fondo.

 

 

Nel covo segreto di Tarantula Nera.


Sono stati giorni convulsi. Fabian LaMuerto ha messo in discussione i suoi fedeli e il suo impero criminale, operazione che - tra le altre cose - ha portato alla morte di suo zio Blas e all'arresto di Tarantula.

Il giovane boss sta leggendo le prime pagine del San Francisco Herald. Si permette di interpellare il suo nume tutelare, tornato in scena dopo una breve eclissi:

-Signore, da tempo si parla molto del giornalista Ken Ellis, che afferma di conoscere l'identità segreta del Ragno Rosso e di essere stato derubato dei suoi dati da un certo Dusk. Questo come si inserisce nei vostri piani?

-Si inserisce perfettamente, a patto di intervenire immediatamente. I nostri sensi ci dicono di non preoccuparci di Dusk. Abbiamo un obiettivo duplice: proteggere il Ragno e scoprire tutto il possibile sul suo conto.

Tarantula Nera accartoccia il giornale e si alza.

-Bene, andiamo a fargli una visita di cortesia. A più tardi, madre - saluta in direzione di un divano-letto, dove Marina è accasciata in stato semi catatonico e da cui risponde con scarso entusiasmo.

 

 

Abitazione di Ken Ellis.

 

Il giornalista rientra a casa stanco. Comincia a sentirsi frustrato: non solo  la sua carriera non sta andando da nessuna parte, ma ora che è stato derubato dei documenti che, almeno a sentir lui, avrebbero provato la vera identità del Ragno Rosso non sa bene cosa fare. Forse è stato un errore affermare apertamente di conoscere la vera identità del Ragno Rosso: ha solo la sua parola per dimostrarlo, ma potrebbe bastare a rovinare la vita di Ben Reilly e non solo la sua. Potrebbe essere la sua vendetta.

Sta per  accendere la luce quando sente una voce.

-La stavo aspettando Mr. Ellis.

E Ken sa che deve aver paura.

 

 

Abitazione di Ben Reilly e Helen Spacey. Quartiere di Forest Hill

 

Il Ragno Rosso rientra in casa con discrezione, non è il caso di farsi scoprire da vicini impiccioni, pensa. Gli piace questo appartamento. Abbozza un sorriso mentre si sfila la maschera e ricorda che uno dei motivi per cui l’ha scelto è che il nome del quartiere è quasi identico a quello dove a New York sorge la casa di May Parker, la cara vecchia zia May, il cui ricordo non l’abbandonerà mai, anche se non l’ha mai veramente conosciuta, non come Peter perlomeno.

-Helen! Sono tornato!-

Nessuna risposta. Deve essere uscita. Il comportamento di Helen lo preoccupa. Certo, il trauma dello stupro non è cosa da poco, ma se solo ne parlasse con lui o si facesse aiutare. Non può continuare così o finirà con lo scoppiare.

Si dirige verso il frigorifero per prendersi un bicchiere di latte da accompagnare ai biscotti alla nocciola per i quali va ghiotto. Andando verso il soggiorno vede sul tavolo un biglietto. La calligrafia è quella di Helen, inconfondibile. Il resto del testo invece non lo è

 

Amore mio,

So che non capirai quanto stai per leggere. D’altronde, tanti atteggiamenti che sto avendo in questo periodo ti saranno incomprensibili. Sento il bisogno di stare da sola, lontana da te. Si lo so, sembra una scusa da ragazzini per mollarsi, ma non è così. Tu non centri nulla, è una cosa che riguarda me. Mi sento confusa, persa. Devo capire cosa mi sta succedendo e sopratutto chi sono... chi è Helen Spacey, cosa vuole, dove sta andando. Ti chiedo di non cercarmi, mi farò viva io, e ti prego, non pensare che sia colpa tua, non sentirti responsabile (come tuo solito). Il nostro amore non è in discussione.

 

Ti amo, Helen.

 

Il suo stomaco si stringe e non vuol più saperne di biscotti. Come se non avesse letto le ultime righe della lettera, prende il suo cellulare e attiva la chiamata verso il numero di Helen, ma gli risponde la voce registrata dell’operatore telefonico che gli dice che “l’utente chiamato non è raggiungibile”. La preoccupazione lo assale. Ben è sempre stato un tipo apprensivo, ma dopo la storia dello stupro lo è divenuto ancor di più. Dov’è andata? E sopratutto, da chi?  Forse se fosse stato più presente, più comprensivo, lei non avrebbe preso questa decisione. Cosa fare adesso? A chi rivolgersi? E se fosse andata a New York? Dovrebbe chiamare Peter, forse?

Lo squillo del telefono di casa lo coglie di sorpresa. Si precipita a rispondere.

-Helen???- chiede

<<Reilly, sono Ken Ellis.>>

Ci mancava solo lui, pensa Ben mentre risponde:

-Che cosa vuoi, Ellis?-

<<Che tu venga qui. Dobbiamo parlare. Vieni come Ragno Rosso.>>

-Ascolta Ellis, mi hai preso in un brutto momento. Non sono in vena per le tue fantasie! Io...-

<<Non farmi perdere tempo. Vieni se ci tieni davvero al tuo prezioso segreto.>>

La chiamata s’interrompe e Ben resta un attimo a guardare il telefono. È un rischio correre lì,  darebbe conferma ai suoi sospetti. Ma se c’entrasse Helen? Alla fine riappende la cornetta, si rimette la maschera e salta di nuovo fuori dalla finestra appeso alla sua ragnatela.

Da un’altra parte, colui che si fa chiamare Mitsuru Katsura sorride soddisfatto. Ora manca solo un dettaglio alla sua scena: un testimone. Sa chi usare. Il suo sorriso si allarga leggermente.

 

 

Abitazione di Ken Ellis, poco tempo dopo.

 

Il Rosso entra dalla finestra, silenziosamente.

-Ellis, sono qui. Che hai da dirmi?- dice, ma non riceve nessuna risposta. Fa qualche passo nel soggiorno e intravede un piede spuntare da sotto il tavolino. Si precipita a vedere e lo spettacolo a cui assiste farebbe distogliere lo sguardo anche a Dario Argento. Ellis è sdraiato in terra, in un lago di sangue, con il cranio spappolato.

Prima che possa fare qualunque cosa il suo senso di Ragno lo avvisa dell’arrivo di qualcuno.

-Ken? Sono Jessica. La porta era aperta, posso entrare?- 

È Jessica Carradine, la sua ex fidanzata, la figlia dell'assassino di Ben Parker.

-Allora, perchè mi hai chiamata? Di cosa volevi parlarmi? Io...-

Una volta entrata nell’appartamento la donna, vede il corpo di Ken e il Ragno Rosso proprio dinnanzi a questo.

Caccia un agghiacciante urlo di terrore che sveglia anche i vicini.

-SEI STATO TU, DANNATO ANIMALE!! SEI UN ASSASSINO, LO SAPEVO! LO HAI AMMAZZATO PROPRIO COME L’ALTRO HA FATTO CON MIO PADRE!-

Il Ragno Rosso non risponde e scompare attraverso la finestra da cui è entrato.

 

 

Abitazione di Ken Ellis, San Francisco diverse ore dopo.


Quando la squadra CSI[3] della Polizia di San Francisco arriva sul pianerottolo, i Detectives sono già arrivati ed alcuni uomini in uniforme si preoccupano di tenere lontani gli intrusi, categoria di cui sicuramente fanno parte anche i giornalisti, pensa Ben.

All’interno una giovane donna dirige i presenti con piglio deciso.

-Chi è?- chiede Ben al suo collega Larry Talenkov –Mi sembra di averla già vista da qualche parte.

-Quella?- replica Talenkov. -È il tenente Sabrina Morrel una delle detective più toste del Dipartimento. Se hanno chiamato lei, vuol dire che il caso è grosso.

Chissà perché, ma questo non mi tranquillizza molto, pensa Ben. Finalmente la squadra viene fatta entrare  e Ben si ritrova davanti ad una scena che ha già visto solo poche ore prima. Persino uno stomaco corazzato come il suo ha avuto un attimo di cedimento alla vista del giornalista, sdraiato sul pavimento con la testa mezza spappolata e quindi non lo sorprendono le analoghe reazioni dei suoi colleghi.

-A prima vista sembra stata compressa dai due lati, probabilmente a mani libere - azzarda Ross Styne, il medico legale intento a scrutare il cadavere - ma devo studiare meglio la questione.

-Quando pensi di poterci dare una risposta, Ross?- chiede la Morrel.

-Non farmi fretta, Bree, dammi fino a domani.

-Facciamo stasera, Ross.- ribatte la donna –Ho il fiato dei pezzi grossi sul collo. Il tizio è… era  un giornalista e diceva di avere informazioni sull’identità del Ragno Rosso.

-Sospetti che sia davvero lui il colpevole? In effetti, per fare una cosa simile chiunque sia stato doveva avere una forza non comune.

La mente di Ben è stordita dal cocktail di emozioni inconciliabili: paura, sdegno, sollievo.

Non ha interesse a sottolineare i suoi legami con la vittima, ma la sua deontologia gli impone di non ostacolare il corso della giustizia e comunque non ci metterebbero molto a scoprirli lo stesso.

- Lo conosco... voglio dire, lo conoscevo quando lavorava per il Daily Bugle a New York. Adesso lavora... lavorava per l'Herald. Non mi stava molto simpatico, ma non gli  auguravo certo di finire così, non lo augurerei a nessuno.

- Già. In effetti il Ragno Rosso ha tutto da guadagnare dalla sua morte. Mi sa che abbiamo un nuovo nemico pubblico numero uno – commenta Larry Talenkov, mentre scatta alcune fotografie.

-Ti riferisci al Ragno Rosso o a Dusk?- chiede Ben tentando di sviare i suoi sospetti.

- Al Ragno, ovviamente: era lui a perderci se Ellis avesse messo in atto la minaccia di fargli fare outing - gli risponde il collega –Ed era sul luogo del delitto.

Per non destare ulteriori sospetti, Reilly non ribatte. In fondo, la logica del rasoio di Occam imporrebbe quella conclusione. Chiunque abbia ucciso Ken, facendogli un favore spiacevolmente gradito, era dotato di una forza notevole, probabilmente superiore alla sua. In altri tempi avrebbe pensato a Kaine e al suo discutibile modo di proteggere il clan dei Parker, ma quei tempi sono passati, per fortuna.

-Non abbiamo ancora la conferma che sia collegato.- ribatte seria Bree Morrel –Nessuno si abbandoni a deduzioni azzardate prima di aver chiari tutti i fatti e non giocate a fare i detectives.

-Ma noi siamo detectives.- protesta Larry, ma la Morrel lo fulmina con lo sguardo.

Ora Ben si ricorda di aver già sentito parlare di lei e perché. È  davvero una leggenda nel Dipartimento: è stata in prima linea contro la Yakuza, è amica della prima Donna Ragno[4] ed è in buoni rapporti con gli X-Men[5]. Niente preconcetti sugli eroi in costume, quindi, buono a sapersi.

La poliziotta si rivolge ad un altro membro della squadra CSI, una donna, stavolta

-Qualcosa di buono, Marie?-

-No, purtroppo: il computer della vittima sembra andato, come per un cortocircuito. Vediamo se riusciamo a recuperare qualcosa, ma dubito che l'assassino abbia fatto questo macello senza la certezza di fare pulizia - congettura Marie Craintez, imbustando l'hard disk della macchina.

"Purtroppo devo augurarmi che il genietto non trovi nulla… nulla che mi riguardi, perlomeno" si dice l'ispettore Reilly, con una punta di rimorso.

-Chi l'ha trovato?- chiede ancora il tenente.

-Una sua collega, che stanno cercando di interrogare, anche se sotto shock - dice Jeff Brundle -E' nell'altra stanza.

Lei è ancora qui? Ben raccoglie il suo coraggio e si rivolge alla Morrel:

-Tenente… posso parlarle io? Credo di conoscerla, penso sia una mia vecchia amica. Forse con me si troverà più a suo agio.

Sabrina Morrel corruga la fronte, poi risponde:

-Tu chi saresti?-

-Ben Reilly… Ispettore Ben Reilly.-

-Un novellino della Scientifica, eh? Beh, potresti aver avuto una buona idea. Provaci pure, se ci tieni tanto.,

Quando il biondo membro della Scientifica si affaccia nella stanza accanto, sa già di trovarsi di fronte a una situazione ancora più difficile per lui.

Jessica Carradine, la sua ex fidanzata, la figlia dell'assassino di Ben Parker, è seduta su una sedia della cucina, con una coperta indosso e con il mascara nero colato dagli occhi per un evidente pianto a dirotto.

-Jessica... - le mormora, osando metterle una mano sulla spalla.

- Ben... - alza lo sguardo la ragazza, prendendosi qualche secondo per fare mente locale -… è stato lui, l’ho visto. Stava lì, in piedi davanti al cadavere di Ken, come se contemplasse quanto aveva fatto... sono così confusa... perché tutto questo? Perché gli Uomini Ragno sono così malvagi? E perché tu sei legato a loro?

- Io... non sono legato a loro - smentisce brutalmente Ben, non sapendo con esattezza cosa ricordi lei dopo il lavaggio del cervello in merito alla sua identità segreta - So solo quello che mi raccontava mio cugino per lavoro...

- Vorrei aiutarvi a fare giustizia, ma finora non ne ho avuta con l'Uomo Ragno e non m'illudo di averne col Rosso... maledetti...qualcuno dovrebbe fargliela pagare a quei mostri... non possono rimanere impuniti....

Provvidenzialmente, Ben viene chiamato e lui è ben lieto di rispondere alla chiamata. Si congeda

frettolosamente ed esce dalla stanza. Non prima di aver dato un’ultima occhiata e vedere Jessica parlare con la Morrel.

Non verrà fuori nulla di buono da questo, pensa.

 


Motel Capri.

 

Elisabeth Tyne spegne il telefono cellulare, confusa e in lacrime.

Avrebbe deciso di stabilirsi in città, anche se sta ancora cercando una casa e un lavoro che le permetta di pagarne l'affitto. Oggi, però, ha telefonato alla filiale della Oscorp di Portland per chiedere notizie sulla precaria salute di suo figlio David al suo magnanimo contatto, ma le è stato comunicato che il bambino è stato trasferito, che nessuno è autorizzato a rivelare la destinazione e che è caldamente invitata a non ricontattare l'azienda, pena la richiesta di una diffida presso un giudice federale. E teme che una multinazionale di quel calibro la otterrebbe in men che non si dica. E comunque non ha i soldi per pagarsi un avvocato come si deve per contrastarla.

 

 

In un altro motel, nello stesso momento.

 

Guardandosi allo specchio, Helen si rende conto di essere Gwen Stacy solo nell’aspetto. Anche il fatto di esser tornata bionda non è che un sintomo della sua crisi, come se volesse aggrapparsi all’unica identità che conosce per certo, quella di Gwen Stacy. Eppure fino a non molto tempo fa pensava di stare ormai adattandosi non solo al fatto di essere un clone ma di avere anche una personalità sua, di non essere solo una copia di una ragazza morta da tempo e fatta rivivere per soddisfare le fantasie morbose di un pazzoide. Del resto, l'unico vero dramma patito dall'originale era stato la morte del padre George, e ancor prima quella di sua madre, non la scoperta di essere un prodotto di laboratorio, non la tormentata storia con un clone del suo creatore, non il lavaggio del cervello operato da una sedicente "giovane dea", non il vagabondaggio per gli Stati Uniti, non dover avere a che fare con un tipo come l'Alto Evoluzionario. E non uno stupro. Questa è stata l’ultima goccia. Per un po’ ha pensato che tornare all’aspetto di Gwen l’avrebbe aiutata, ma ha capito di essersi sbagliata. Ormai, la dolce Gwen è nuovamente morta. Per questo prende la decisione. Impugna le forbici e comincia a tagliare ciocche sempre più lunghe della sua lunga chioma biondo platino; dopo il suo sforbiciare non rimane più niente di quel suo look da “Barbie” che ha fatto innamorare tantissimi ragazzi della sua scuola (e non solo).

-Bene. La prima parte è fatta.- dice poi, prende una boccetta di tintura per capelli nero corvino, e ne svita il tappo.

-Ora passiamo alla fase due...-

 


Nel covo segreto di Tarantula Nera.


Il boss torna da un regolamento di conti con alcuni scagnozzi del Signore del Crimine. Prima che possa aggiornare il suo padrone, questi lo gela con una sentenza:

-E' arrivato il momento.

-Cosa?
-Dobbiamo trasferirci nella Capitale del Mondo e supervisionare la riedificazione del Tempio. Abbiamo bisogno che tu sia il nostro luogotenente su questo lato del continente, che vegli sul Ragno Rosso e sulla Donna Ragno[6], che continui ad arruolare uomini e che ti prepari a seguirci, non appena sarà possibile e necessario officiare una Consacrazione.

-Non... non mancherò, Signore.

-E devi pagare il tuo antico debito.

L'espressione di delusione che si dipinge sul volto imberbe di Fabian LaMuerto è ancora più grottesca proprio perché appare come un bambino a cui stiano per sequestrare il suo giocattolo preferito.

-Signore, come farò a gestire i miei uomini se...

- La maledizione ha ormai lasciato la sua impronta nel tuo corpo ed è alimentata dal tuo sangue: rimarrai forte e robusto come un ragno. Tutto il potere che ci hai sottratto a suo tempo e che la tua stirpe ha detenuto per generazioni è eccessivo per un mortale.

-Immagino di non avere altra scelta...

Katsura non si scomoda a rispondere.

Tarantula Nera cade su entrambe le ginocchia e reclina il capo.

Il suo signore gli impone le mani sulla testa.

Fabian Caches sente dolore e sollievo, durante il flusso di energia mistica che lo lascia, come quando si apre un ascesso per farne evacuare il pus. Le voci nella sua testa si affievoliscono. Improvvisamente tutto il carico delle ultime settimane infrange una diga, che lo fa rompere in lacrime come il ragazzino che è.

- Bene. Ci sentiremo prestissimo - si congeda il giapponese, lasciando lì per terra il suo adepto, depauperato di gran parte del suo potere.

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 


Ben ritrovati. Questo episodio risponde a una doppia esigenza: mettere un punto su alcune questioni rimaste in sospeso dalla brusca interruzione del ciclo di Vale AlbaDiggi - che salutiamo e ringraziamo, per l'ispirazione e per i personaggi creati - e raccordare il fronte occidentale del mondo ragnesco con l'affresco imperniato su Mitsuru Katsura, partito su L'Uomo Ragno #66 e ambientato poco dopo questa storia. Infatti, essendo trascorsi quattro anni e mezzo dalla pubblicazione dell'ultimo numero di questa serie, è stato inevitabile che si sia creato un minimo gap temporale e narrativo.

Giusto per fare un po’ di chiarezza:

1)     Chi è Mitsuru Katsura? Potreste chiedervi. Se leggete anche l’Uomo Ragno, avreste già una risposta che dovrebbe bastarvi per ora, se non ne siete lettori abituali (e dovremmo bacchettarvi le manine per questo -_^), basta dire che sotto la sua apparentemente innocua figura si nasconde qualcosa di misterioso e che leggendo l?Uomo ragno ne saprete di più.

2)     La scena iniziale con Mitsuru Katsura si svolge poco prima degli eventi narrati in Ragno Rosso #5 e le successive si situano qualche tempo dopo gli eventi di Ragno Rosso #8, su cui torneremo presto o tardi, e prima di delle vicende di Uomo Ragno #66.

3)     Se non siete stati lettori abituali della saga di Conan o quantomeno dell'Appendix al Marvel Handbook, difficilmente avrete chiaro chi è Harpagus e qual è il nesso con Tarantula Nera e con Katsura. Sulla serie dell’Uomo Ragno verrà tutto debitamente esplicitato (così afferma Mickey... Carlo e Carmelo possono solo sperarlo ed incrociare le dita -_^) (Beh Carlo... diamogli fiducia....)

Nel prossimo episodio: qualcosa di più sull’omicidio di Ken Ellis, Tarantula Nera, il Signore del Crimine, Helen Spacey e perfino sui piani di Mitsuru Katsura… se troveremo lo spazio per parlare anche di lui, -_^

 

 

Mickey, Carmelo & Carlo



[1] È avvenuto nel finale dello scorso episodio. Come si sia concluso lo scontro e quali ne fossero le motivazioni verrà spiegato nel prossimo futuro, promesso.

[2] Nell’episodio #7.

[3] Crime Scene Unit, squadra della Divisione Scienze Forensi del Dipartimento di Polizia di San Francisco, ma si suppone che lo sappiate già… o no? -_^

[4] Come dettagliato in Spider Woman Vol. 1° #39/46, inediti in Italia.

[5] Come visto in Uncanny X-Men #206-222-224 (In Italia su Gli Incredibili X-Men, Star Comics, #19 -28/29).

[6] Si riferisce a Jessica Drew.